
l'amore va veloce e io sto indietro.
anzi sta per terra.
i primi mesi di fidanzamento sono i più belli. quelli in cui tutto è stupendo e perfetto e quelli in cui, diciamocelo, si cerca di mantenere un minimo di contengo su se stessi.
lo scorso inverno, ancora prima di conoscere la mia dolce metà, avevo custoditi nel mio cassetto due preziosissimi biglietti per il concerto dei portishead. due biglietti che forse tutta milano (soprattutto quelli che lavorano in pubblicità, soprattutto i creativi creativi credo, che per gli account è molto meglio ascoltare rihanna) voleva e bramava.
insomma, arriva il giorno. una domenica credo. e quindi si passa il pomeriggio tra la preparazione fisica (che cazzo mi metto?) e psicologica (devo baciarlo durante glory box o faccio altezzosamente finta di niente?). e improvvisamente arriva l'ora del concerto.
e quindi fila. biglietti costossimmi alla mano (offerti da me medesima squattrinata e sottopagata). entriamo. dopo pochissimi minuti inizia il concerto. ma parallelamente inizia anche un certo moto interiore dettato non dall'emozione di essere lì. nè tanto meno dall'emozione di essere al fianco del mio amato bene. ma da qualcosa che viene da DENTRO. una delle situazioni più terribili. alla vergogna di stare male di per me, inizia a mescolarmi il disagio profondo di stare male accanto a Lui, alla suprema entità che ancora non mi ha mai visto nè in pigiama di flanella nè con i peli semicresciuti sulle gambe.
e allora zen e l'arte di non svenire in mezzo alla folla.
ma non servono a un cazzo ai manuali. così come xls for dummies non vi aiuterà mai quando sarete alle prese con una una stampa unione.
e allora è tutto un turbine di folla e braccia e bestemmie (del tuo amato bene) nell'orecchie mente, a braccia, ti trascina a peso morto fuori dal bunker.
e a casa, dopo ave visto andare letteralmente in fumo, i tuoi 45 euri a cranio (che con tanto amore tu hai offerto) per il biglietto, hai solo voglia di cucinare una pasta che abbia come condimento più o meno l'intero contenuto del frigo.
forse non vi fa ridere, ma a me si.
