martedì 23 giugno 2009


l'amore va veloce e io sto indietro.
anzi sta per terra.
i primi mesi di fidanzamento sono i più belli. quelli in cui tutto è stupendo e perfetto e quelli in cui, diciamocelo, si cerca di mantenere un minimo di contengo su se stessi.
lo scorso inverno, ancora prima di conoscere la mia dolce metà, avevo custoditi nel mio cassetto due preziosissimi biglietti per il concerto dei portishead. due biglietti che forse tutta milano (soprattutto quelli che lavorano in pubblicità, soprattutto i creativi creativi credo, che per gli account è molto meglio ascoltare rihanna) voleva e bramava.
insomma, arriva il giorno. una domenica credo. e quindi si passa il pomeriggio tra la preparazione fisica (che cazzo mi metto?) e psicologica (devo baciarlo durante glory box o faccio altezzosamente finta di niente?). e improvvisamente arriva l'ora del concerto.
e quindi fila. biglietti costossimmi alla mano (offerti da me medesima squattrinata e sottopagata). entriamo. dopo pochissimi minuti inizia il concerto. ma parallelamente inizia anche un certo moto interiore dettato non dall'emozione di essere lì. nè tanto meno dall'emozione di essere al fianco del mio amato bene. ma da qualcosa che viene da DENTRO. una delle situazioni più terribili. alla vergogna di stare male di per me, inizia a mescolarmi il disagio profondo di stare male accanto a Lui, alla suprema entità che ancora non mi ha mai visto nè in pigiama di flanella nè con i peli semicresciuti sulle gambe.
e allora zen e l'arte di non svenire in mezzo alla folla.
ma non servono a un cazzo ai manuali. così come xls for dummies non vi aiuterà mai quando sarete alle prese con una una stampa unione.
e allora è tutto un turbine di folla e braccia e bestemmie (del tuo amato bene) nell'orecchie mente, a braccia, ti trascina a peso morto fuori dal bunker.
e a casa, dopo ave visto andare letteralmente in fumo, i tuoi 45 euri a cranio (che con tanto amore tu hai offerto) per il biglietto, hai solo voglia di cucinare una pasta che abbia come condimento più o meno l'intero contenuto del frigo.
forse non vi fa ridere, ma a me si.

lunedì 1 giugno 2009

ballerine



Io non sono proprio una che segue la moda. Anche se vivo a Milano e faccio l’account.
Diciamo che strutturalmente cerco di non essere schiava di troppe cose, anche se lo sono già di molte.
Ma c’è una cosa che mi piace proprio e che tutti hanno. E sono le ballerine. Quelle scarpette rasoterra che ti provocano tendiniti croniche e gonfiore degli arti inferiori. Quelle che non ti slanciano nemmeno per sbaglio e che ti fanno camminare come un’anatra. Il mio sogno è averne un paio per ogni colore che il buon Gesù ha inventato.
Solo un problema. Tutti pensano che la ballerina sia la scarpa più innocua che non faccia male a nessuno, invece, oltre che condurti dal fisiatra per una riabilitazione , tende ad assumere odori inimmaginabili. Devo dire che indossare lo stesso paio ogni giorno con tutte le condizioni climatiche possibili non aiuta. E questo vi assicuro diventa un vero problema. Ti esclude dalla società o comunque ti fa crollare intorno quell’aura di mistica superiorità che hanno le femminucce che, si sa, non puzzano mai. E così in casa con il tuo fidanzato dopo una seratina non male, ci si trova sul divano e tu lo sai, lo sai benissimo che il suo tirare su con il naso non è perché ha i raffreddore, ma perché sta cercando di decodificare l’odore decisamente inumano (o decisamente non femminile) che gli attanaglia la narici. Per un secondo credi, più che altro speri, che non lo senta. O che quello che sente e che lo disturba così tanto possa non provenire dai tuoi adorabili piedini. Ma poi arriva il momento della verità. Ci si trasferisce in camere da letto tu faresti veramente di tutto, ma proprio tutto pur di poter dormire con le scarpe ai piedi. Una nuova filosofia religiosa, un improbabile gioco erotico, qualsiasi scusa sarebbe perfetta per non toglierle.
E invece.
Stacco.
Buio.
FINE.